CONTRO LO SCIPPO DEL TFR:
COSTRUIAMO LA LOTTA NEI LUOGHI DI LAVORO
Entro
settembre il governo vorrebbe approvare la legge che regolamenterà il
versamento nei fondi pensione del Tfr e del Tfs (dei dipendenti pubblici
assunti dal 2000 in poi), e dal gennaio 2006 vorrebbe far partire il meccanismo
del silenzio-assenso per cui il lavoratore che non manifesterà per iscritto il
proprio rifiuto entro sei mesi vedrà automaticamente versato il proprio futuro
Tfr in un fondo pensione.
E’
ormai evidente che l’obiettivo, dettato dalla Banca Europea e dal Fondo Monetario
Internazionale, è quello di sostituire la previdenza pubblica con i più
flessibili fondi pensione.
Dopo la legge Dini, che, di fatto ha aperto la
strada alla privatizzazione della previdenza
(passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo con conseguente
dimezzamento della pensione) la legge delega approvata a luglio 2004 dal
governo Berlusconi, attesta un altro duro colpo al sistema pensionistico
pubblico ed al patto intergenerazionale che lo caratterizzava.
La nuova contro-riforma Maroni-Berlusconi indebolisce ulteriormente il sistema pensionistico pubblico ed il suo carattere universale e solidale già duramente colpito negli anni precedenti sia dai governi di centrodestra che di centrosinistra.
I tagli alle pensioni non hanno alcuna giustificazione
se non quella di ridurre la pensione pubblica a mero ammortizzatore sociale
dell’indigenza con l’apertura a favore delle speculazioni finanziarie di un
mercato di enormi possibilità. I fondi pensione cosi come sono ora, sono stati
un fallimento e devono assolutamente accedere a nuovi finanziamenti se non
vogliono collassare in breve tempo.
Questo preoccupa i mercati finanziari che hanno
puntato tutto, in questi anni, al lancio delle pensioni integrative ma ne hanno
dovuto constatarne la debolezza finanziaria. E’ da qui che è nata l’idea di
governo, Confindustria e vertici sindacali di trasferire il Tfr ai fondi
pensione per spartirsi una torta che si aggira intorno ai dieci miliardi di
euro.
Dopo essere stati spremuti come limoni ed aver sputato
il sangue nel posto di lavoro per una vita si andrà quindi in pensione più
vecchi e con una pensione più povera; per i giovani ed i neoassunti sarà una
vera e propria catastrofe perché si vedranno la pensione ridotta di circa il
30% mentre per i precari a vita quella misera pensione diventerà un vero e
proprio miraggio.
SEGUE NELLA RIVISTA