UN ALTRO MONDO E’
POSSIBILE E NECESSARIO,
SI CHIAMA SOCIALISMO!
Progetto di programma generale
elaborato dalla redazione di Teoria
& Prassi
e adottato
da Piattaforma Comunista
Sotto i nostri occhi si evidenzia
il fallimento dell’attuale modo di produzione in tutte le sue dimensioni.
Mai si è prodotta tanta ricchezza
nel mondo e mai c’è stata tanta povertà, mai le differenze di classe sono state
così profonde e vaste. Con il “trionfo del libero mercato” il fossato fra i
ricchi e la povera gente, fra paesi ricchi e paesi poveri si è ampliato
costantemente. I grandi sviluppi tecnologici e scientifici invece di generare
benessere hanno portato all’incremento dello sfruttamento e della
disoccupazione, al peggioramento della situazione materiale di vita per le
masse lavoratrici.
Un pugno di parassiti
supermiliardari e di monopoli finanziari internazionali concentra capitali
immensi e la maggior parte dei beni in ogni paese, mentre gli operai che li
producono usufruiscono di un bassissimo livello di vita perché ricevono
soltanto ciò che è strettamente necessario - dal punto di vista fisico e
sociale - per la riproduzione della loro forza-lavoro e, in una parte del
globo, si trovano addirittura al di sotto del livello minimo di sussistenza. Un
gruppo di potenze imperialiste, capeggiate dagli USA, dettano la legge e
l’ordine internazionale, dominano i popoli e le nazioni oppresse con le guerre
di rapina e con l’imposizione di trattati di pace ingiuste, con mezzi legali ed
illegali.
Le nuove conquiste sono poste in
modo limitatissimo a disposizione della maggioranza della popolazione. Miliardi
di persone non hanno acqua potabile, luce, case, medicine, servizi di base.
Malattie facilmente curabili mietono centinaia di milioni di vittime mentre
cifre immense vengono spese per armamenti sempre più distruttivi. Masse enormi
sono private della cultura e quelle che ne hanno accesso vengono inondate dalla
spazzatura mediatica.
Nelle metropoli lo stress, la
solitudine, l’alienazione, la competizione tra sfruttati, costituiscono la norma; tutti i bisogni, le
aspirazioni, i sentimenti sono trasformati in merce. Molti sono i giovani che
percepiscono la loro vita come vuota e senza senso. I figli dei lavoratori si
trovano senza prospettive e la paura del futuro accomuna uomini e donne di
tutte le età
Tutto questo ha una sola ragione:
la nostra epoca è l’epoca della crisi generale del capitalismo. Essa è
caratterizzata dall’intensificazione di tutte le stridenti contraddizioni della
società borghese e dallo sviluppo della lotta fra le classi.
La crisi generale del capitalismo
sconvolge la totalità della società borghese ed abbraccia ogni aspetto del
sistema sociale: l’economia, l’ideologia, la politica, la cultura, la morale,
il rapporto con la natura, le molteplici strutture sociali, ecc. E’ una crisi
multiforme, poliedrica che colpisce tutti paesi e tutte le classi senza
eccezione.
I fatti più recenti - a
partire dall’avvio di una prolungata ed estesa guerra di rapina condotta
dall’imperialismo USA per mantenere la supremazia mondiale - dimostrano che
siamo entrati in una nuova fase di aggravamento e acutizzazione di tutti i suoi
fenomeni più negativi.
Elementi tipici della
situazione odierna sono infatti: l’intensificazione della contesa fra potenze
imperialiste e grandi monopoli finanziari per i mercati di sbocco, le materie
prime, lo sfruttamento della forza-lavoro, una tendenza allo scontro armato per
la nuova ripartizione del mondo e delle sfere di influenza; l’intensificazione
della politica neocoloniale, il ricorso ai protettorati, ai regimi vassalli,
per conquistare posizioni di forza;
l’inasprimento delle questioni nazionali e razziali.
All’interno dei paesi capitalisti e imperialisti la crisi si
manifesta in campo politico sotto la forma dell'attacco intenso della borghesia
contro le conquiste e le libertà della classe operaia, con lo scopo di
instaurare regimi reazionari o fascisti ed imporre, in ogni caso, una ferrea dittatura
dell’oligarchia finanziaria.
Tutto ciò causa una più decisa e vasta resistenza della
classe operaia e delle masse lavoratrici, che non hanno mai accettato
passivamente la situazione in cui vivono e tanto meno gli attacchi dei
capitalisti e dei loro governi.
Nella fase attuale le ondate della lotta del proletariato –
che, smentendo quotidianamente la leggenda reazionaria della sua «scomparsa»,
continua a crescere quantitativamente su scala internazionale - hanno ripreso
slancio in molti paesi e sono in costante ascesa, dimostrando che reazionari,
liberali e riformisti non possono arrestare l’esplosione delle energie
rivoluzionarie degli sfruttati. Gli antagonismi di classe si manifestano in
modo sempre più netto, suscitati dallo sviluppo internazionale del capitale
monopolistico finanziario.
La caratteristica fondamentale della crisi generale del
capitalismo è dunque l’incessante processo rivoluzionario, l’aspra lotta fra le
classi a livello nazionale ed internazionale, fra proletariato e borghesia, fra
i popoli e le nazioni oppresse e l’imperialismo.
La crisi generale del capitalismo
investe in pieno anche il nostro paese. Dal caso Fiat a quello Parmalat, dalla
deindustrializzazione di intere aree all’abbandono del meridione si
moltiplicano gli esempi del fradiciume e del disfacimento del sistema di
sfruttamento italiano.
Tutti i principali indicatori,
dati economici e socio-statistici confermano in maniera lampante che si tratta
di un processo di declino generalizzato e particolarmente rapido sul piano
produttivo. L’Italia borghese perde colpi e vede peggiorare la sua posizione
nei confronti degli altri paesi capitalisti. Nessun altro paese a capitalismo
avanzato ha subito una caduta così vistosa e rapida negli ultimi anni.
Questo fenomeno va inscritto a
pieno titolo nella crisi generale del capitalismo, ne è una sua espressione
perché l’Italia è un paese imperialista, parte integrante del sistema mondiale
di sfruttamento ed oppressione del proletariato e dei popoli.
Il “bel paese” regredisce su tutti
i piani perché il capitalismo nel suo stadio monopolistico è divenuto un modo
di produzione parassitario, obsoleto, condannato dalle sue contraddizioni
interne, storicamente superato.
La deindustrializzazione, i crack,
le crisi generali e settoriali, la povertà, la disoccupazione, il precariato,
l’ignoranza, la devastazione ambientale, le numerose epidemie sociali, ecc. non
sono eventi anomali o eccezionali in ambito capitalistico, bensì la
regola, la logica conseguenza di un
sistema basato sulla ricerca del massimo profitto.
Il regresso italiano ha tuttavia
aspetti particolari, determinati e distinti. La formazione economico-sociale
italiana possiede le sue specificità, una sua originale divisione in classi, ha
delle caratteristiche forze produttive e degli altrettanto peculiari ceppi
frenanti, per cui la crisi generale del capitalismo e le periodiche crisi di
sovrapproduzione vi procedono con delle forme, con un corso ed un ritmo
differenti da quelli di altri paesi.
Esistono dunque delle ragioni che
determinano le difficoltà supplementari ed il rapido declino italiano rispetto
le altre economie imperialiste e capitaliste. Sono le caratteristiche
intrinseche del capitalismo finanziario italiano, così come sviluppatosi
dall’unità nazionale in poi, che determinano la debolezza e il conseguente
affondamento del “sistema-paese”, e soprattutto del suo progresso civile.
Vengono così al pettine i nodi di
un capitalismo monopolistico partito tardi e mai evolutosi pienamente,
storicamente basato su una struttura gracile e polverizzata, con uno scarso
peso specifico, con una piccola borghesia abnorme, con una classe dirigente
incapace di affrontare le questioni dello sviluppo complessivo del paese.
Oggi l’Italia capitalista
ha imboccato il viale del tramonto, ha perso qualsiasi prospettiva di sviluppo
indipendente, di progresso, di miglioramento del benessere e della qualità
della vita per le grandi masse. Siamo allo sfacelo di un sistema drogato e
assistito con tutti i mezzi, poco dinamico, per nulla propenso all’innovazione
ed alla modernizzazione produttiva, vissuto al riparo di un mercato nazionale
protetto e delle commesse pubbliche, tutto teso al piccolo profitto immediato e
alla beneficenza statale, storicamente subordinato alla potenza egemone di
turno. In una parola di quell’imperialismo che giustamente Lenin definì
straccione.
Può la borghesia farci uscire
dalla crisi? No, non può farlo perché è la prima responsabile del marciume e
della decadenza della società. Perché il pugno di famiglie dell’oligarchia finanziaria
non ha alcun interesse allo sviluppo ed alla soluzione dei più importanti
problemi sociali. La storia dimostra che la borghesia – ed in particolare la
sua frazione imperialista - è il principale ostacolo al progresso ed allo
sviluppo sociale. Essa ha finito il suo compito storico e non può condurre il
paese fuori dal tunnel, non può offrirci alcuna prospettiva di miglioramento.
Può solo aggravare lo sfacelo in atto, scaricando il peso della sua crisi
generale sulle masse popolari. Le sole misure che conosce per uscire dalla
crisi e salvare il suo sistema sono l’assalto contro le conquiste ed i diritti
dei lavoratori ed il latrocinio delle ricchezze pubbliche.
Sarebbe un delitto
accettare di sacrificare di nuovo gli interessi dei lavoratori per giungere al
compromesso con una classe che non ha più nulla da offrire se non condizioni di
vita in continuo peggioramento, smantellamento sistematico delle conquiste
sociali e democratiche, meno assistenza e salute per le masse, avventure
militari all’estero, difesa a oltranza dei suoi privilegi.
Tutti i tentativi di attenuare le
piaghe del sistema borghese, di mutare in senso favorevole ai lavoratori le
basi dell’imperialismo si sono rivelati
ingannevoli e fallimentari. La via riformista ha condotto solo a lasciare più
terreno ai capitalisti, a farli divenire più aggressivi e a permettere alla
reazione di risollevare la testa, a causa della sua linea di cedimenti, di
disarmo della classe operaia e divisione delle masse popolari.
Questa politica in realtà
serve a confondere gli operai quando lottano e a tenerli buoni con delle
concessioni minimali. E’ una politica sostenuta e finanziata dall’oligarchia
finanziaria che in certe fasi manda al governo i liberal-riformisti i quali
garantiscono la pace sociale, assicurando che non vengano intaccati gli attuali
rapporti sociali, la divisione in classi, il mercato capitalista, lo
sfruttamento della classe operaia.
Esiste una via di uscita da questa
situazione? Noi sappiamo che lo sfruttamento, la povertà, la sofferenza, la
miseria materiale e culturale possono essere aboliti. Le guerre oggi
inevitabili possono essere eliminate. La catastrofe ambientale, il
surriscaldamento del pianeta possono essere evitati e prevenuti. Gli equilibri
alterati possono essere ristabiliti su nuove basi. Già esistono tutte le
pre-condizioni materiali, scientifiche, tecnologiche, per uno sviluppo durevole
e vitale per l’intera umanità e per realizzare una distribuzione dei beni che
vengono prodotti volta a soddisfare le esigenze delle popolazioni. Ma questo
non potrà mai accadere nell’attuale modo di produzione in cui il disordine
globale, le guerre e le crisi di ogni tipo si moltiplicheranno, i poveri
diverranno sempre più poveri e i ricchi sempre più ricchi nonostante tutti gli
ipocriti tentativi dei politici capitalisti di ridurre i mali ed i disastri
provocati dal sistema attuale, nonostante le migliaia di rapporti, conferenze e
programmi di riforme elaborati dai difensori della proprietà privata.
Ciò è dovuto al fatto che il modo di produzione stesso,
l’ordine capitalista stesso, le fondamenta della società borghese stesse sono
il problema, la radice delle sofferenze e di tutti i disastri attuali. Le leggi
economiche che stanno alla base dell’imperialismo fanno si che venga minata la
principale forza produttiva, il lavoro umano, ed alterato in maniera gravissima
il rapporto fra gli esseri umani e la natura, depredando le limitate risorse del pianeta.
La decomposizione sempre più avanzata dell’imperialismo
dimostra che i rapporti borghesi di produzione sono entrati in un contrasto
sempre più stridente con le forze produttive, che divengono di giorno in giorno
più potenti e socializzate. Sono questi rapporti sociali limitati, ristretti,
storicamente superati che vanno aboliti.
Il modo di produzione capitalista
ha raggiunto i suoi limiti storici, è divenuto una minaccia per la
sopravvivenza della specie umana. Nonostante ciò la classe dominante si sforza
di dimostrare che nessun altro sistema è possibile e va avanti con il giochino
dell’alternanza fra la zuppa e il pan bagnato. Ma noi sappiamo che ciò non è
vero: un altro mondo è possibile, si chiama socialismo!
Di fronte al moribondo sistema
capitalista è compito dei comunisti indicare qual è l’unica alternativa alla
gravissima crisi attuale. E’ solo con l’opzione rivoluzionaria che
rivendichiamo, con l’introduzione di un nuovo modo di produzione, con
l’abolizione dei rapporti sociali borghesi e l’instaurazione della società
pianificata dei produttori che sarà possibile far progredire la società umana e
salvare il pianeta.
Il socialismo rappresenta questa
alternativa benché i primi tentativi della rivoluzione proletaria siano stati
ricacciati indietro e il capitalismo restaurato in tutto il mondo, come
risultato della battaglia senza esclusione di colpi condotta contro il nuovo
sistema sociale dall’imperialismo mondiale, dal suo alleato revisionista e
dalla borghesia controrivoluzionaria che si mascherava agli occhi dei
lavoratori. Ma non per questo hanno perso validità e forza le ragioni storiche
della classe operaia e dei popoli, la lotta per una società migliore e diversa,
più avanzata e giusta. Non per questo è venuta meno la certezza dei limiti
storici di un capitalismo giunto ormai al suo ultimo stadio.
E allora – come sanno bene gli operai
– dopo una sconfitta non resta che riprendere il cammino, con il sostegno dei fatti che provano su
scala mondiale la necessità e l’urgenza del socialismo, forti dell’immensa
esperienza accumulata in centocinquanta anni di lotte per il potere, dalla
Comune di Parigi all’incancellabile vittoria dell’Ottobre sovietico, dalla
costruzione del socialismo in URSS ai progressi compiuti nei paesi di
democrazia popolare, nelle lotte di liberazione dall’imperialismo. Sì,
quest’epoca storica è l’epoca in cui il socialismo, a dispetto della sua
sconfitta temporanea, rinascerà e trionferà su scala mondiale.
I tempi del tranquillo
tran-tran parlamentare, delle illusioni riformiste, del pacifico sviluppo della
lotta di classe sono alle nostre spalle. Sotto i colpi della crisi le masse si
stanno risvegliando in tutto il pianeta. Ci aspettano conflitti decisivi in cui
ancora una volta la classe operaia sferrerà il suo assalto al cielo.
Di qui la necessità e
l’urgenza di ricostruire il partito comunista, strumento indispensabile e
decisivo per lo sviluppo e la vittoria della lotta di classe degli sfruttati
contro gli sfruttatori. Non una consorteria di politicanti che assicuri un
posticino a furbi e carrieristi, non un forum di opinioni o un club di
intellettuali che faccia la corte ai movimenti, e nemmeno un partito che unisca
“chi la pensa allo stesso modo”. Noi lottiamo per un partito diverso da tutti
gli altri, un partito di una sola classe - il proletariato – composto e diretto
dalla parte più avanzata della classe operaia. Un’organizzazione di quadri con
una linea di massa, combattiva, centralizzata ed efficiente, con una propria
ideologia ed una politica del tutto indipendente da quella borghese, che sappia
difendere gli interessi attuali e storici del proletariato conquistando
alleanze fra le altri classi e strati sociali oppressi dall’imperialismo,
guidando le masse lavoratrici in tutte le fasi della lotta rivoluzionaria di
classe, fino al comunismo.
Presentiamo dunque alla classe
operaia e alle masse sfruttate ed oppresse un sintetico progetto di programma
generale (il testo segue con alcune modifiche l’ultima parte del breve saggio
“Come uscire dal declino italiano?” pubblicato su Teoria & Prassi n.
11/2004) che contiene le concezioni fondamentali sulla società che vogliamo
costruire, gli scopi fondamentali per cui deve lottare il proletariato, le
ragioni di fondo della battaglia rivoluzionaria per il socialismo.
Lo abbiamo elaborato sulla base
dell’unica concezione scientifica del mondo, il materialismo storico e
dialettico, sulla base della teoria scientifica elaborata da Marx, Engels,
Lenin e Stalin applicata alla realtà concreta in cui viviamo, lavoriamo e
lottiamo. E lo abbiamo redatto in un linguaggio volutamente semplice, chiaro,
facilmente comprensibile ai lavoratori e alle più larghe masse popolari; un
linguaggio il più lontano possibile dalle astruserie pseudoscientifiche degli
«analisti» economici e politici borghesi e degli «esperti» della cosiddetta
«ingegneria costituzionale».
Lo indirizziamo alla classe
operaia, ne sollecitiamo la più ampia riproduzione e diffusione da parte di
tutti coloro che vi si riconoscono ed allo stesso tempo lo sottoponiamo alle
considerazioni, ai suggerimenti ed alla discussione di tutte le forze
comuniste, rivoluzionarie e progressiste, dei sinceri democratici ed amanti
della pace e della libertà. Tenendo conto delle loro osservazioni e proposte,
il progetto potrà acquistare, in una successiva e più matura elaborazione,
quella maggiore complessità e precisione che lo renderanno idoneo a diventare
una base per il programma del Partito comunista.
Siamo inoltre convinti che esso
abbia una valenza che non resta circoscritta ai confini del nostro paese,
perché dimostra l’assoluta identità e solidarietà degli interessi e degli scopi
del proletariato che in tutto il mondo lotta contro il capitalismo.
Nei suoi termini essenziali il
progetto di programma generale dei comunisti marxisti-leninisti consiste nel
cacciare la borghesia dal potere, distruggere la dominazione dell’imperialismo
e stabilire la dittatura del proletariato – che è l’espressione più genuina
della democrazia delle masse sfruttate – per costruire il socialismo, rinnovare
e rifondare su nuove basi tutti gli aspetti della vita economica, politica
sociale.
Il nostro obiettivo
finale è, come per tutti i comunisti, l'edificazione della società comunista
nel mondo; per noi comunisti italiani, l'obiettivo è l'edificazione in Italia
di una società socialista che avanzi nella
direzione del comunismo.
Quanto al modo di realizzare gli
scopi che indichiamo non abbiamo timore di dire la verità: la borghesia farà di
tutto per difendere i suoi interessi e privilegi di classe, per trascinare le
classi oppresse verso la rovina pur di
non perdere il potere. Questo non è un programma che può essere attuato con le
riforme parlamentari o con le menzogne della “via pacifica al socialismo”. Fare
dell’Italia un paese socialista richiederà grandi lotte e grandi sacrifici; ci
sarà bisogno di una rivoluzione fatta dalle grandi masse, che in ogni caso richiederà al proletariato
meno perdite di quante è costretto a contarne ogni giorno per soddisfare
l’ingordigia dei padroni.
Ci sarà chi obietterà che non è il
momento di formulare un modello di programma di questo tipo, non essendoci
ancora il partito e permanendo la disunione e le diatribe fra comunisti. E’
piuttosto vero il contrario: la necessità di un programma generale deriva
proprio dall’esigenza di definire con esattezza le nostre concezioni basilari
non solo sul “prima” ma anche sul “dopo” della rivoluzione; sorge dal fatto che
dobbiamo concentrarci sulle grandi questioni che abbiamo davanti, sugli
obiettivi reali del nostro movimento senza scadere nelle polemicucce
quotidiane. E’ proprio da queste concezioni che possiamo misurare la profondità
delle divergenze, ed allo stesso tempo tradurre in pratica il desiderio di
unità fra sinceri comunisti.
Inoltre non dobbiamo dimenticarci
che il primo dei nostri doveri è sostenere la lotta della classe operaia
anzitutto sviluppandone la coscienza di classe, indicando gli scopi della lotta
per la sua emancipazione, sostenendo che per realizzarli occorre ricostruire il
partito comunista del proletariato.
Il programma socialista
riveste perciò una grande importanza ai fini della conquista della parte più
avanzata della classe operaia, della sua organizzazione politica, per l’azione
unita e coerente dei comunisti. Lo sarà ancora di più una volta che avanzando
sulla strada del partito stabiliremo con precisione i nostri compiti politici immediati,
le rivendicazioni e le esigenze più urgenti sulla cui base va sviluppata la
propaganda e l’agitazione fra le masse, per rafforzare i legami con le masse
sfruttate ed oppresse, per fondere il socialismo scientifico con le lotte
quotidiane.
C’è una forza che può salvare
l’Italia dal declino economico, dalla devastazione sociale ed ambientale,
dall’oscurantismo culturale, che può trarre fuori il paese dal vicolo cieco in
cui l’ha condotto la borghesia.
C’è una sola forza che può
garantire una prospettiva diversa, rinnovare il paese in senso economico,
culturale, sociale, che può imprimere il dinamismo e generare la rinascita.
C’è una sola classe – l’unica
realmente rivoluzionaria fra tutte le classi sociali - che può dirigere la
società nell’interesse della stragrande maggioranza e non di un pugno di
privilegiati, che è capace di organizzare uno stato ed un’economia di tipo
nuovo, utilizzando tutte le capacità e le energie delle masse lavoratrici.
Questa forza è la classe
operaia che – in alleanza con gli altri lavoratori sfruttati ed oppressi -
farà uscire il paese dalla decadenza rompendo il blocco borghese e conquistando
il potere per costruire un’altra società: la società socialista.
Il caos, l’anarchia capitalistica,
la decadenza e la rovina dell’Italia possono essere sconfitti soltanto dalla
classe più importante, quella che produce l’intera ricchezza sociale. Essa è
capace di fondare su basi nuove la società dando vita ad un movimento
rivoluzionario e scrollandosi di dosso il vecchio sudicio regime..
Il risveglio della classe operaia e del popolo italiano –
che si coglie nella maggiore attività delle masse, spinte dalla crisi ad
impegnarsi in duri conflitti per difendere le proprie conquiste e respingere il
diktat dei padroni – è la prima vera risposta al declino della borghesia.
Il declino generale si tramuterà
in risveglio sociale nella misura in cui il proletariato ritroverà la propria autonomia
di classe ed avanzerà il processo rivoluzionario, nel momento in cui la classe operaia si
doterà di un partito di avanguardia e darà vita ad un’azione storica
indipendente che porterà al socialismo, il nostro nuovo
rinascimento.
Solo la rivoluzione socialista –
che è ad un tempo una rivoluzione sociale, politica, economica, culturale,
civile e morale - potrà portare progresso e benessere alla classe operaia ed
alla grande maggioranza della popolazione, potrà assicurare all’Italia un
futuro migliore ed un notevole contributo al progresso del proletariato e dei
popoli del mondo.
Per il potere
proletario,
per l’Italia
socialista
I comunisti hanno un progetto di programma generale
per la trasformazione ed il rinnovamento radicale della nostra società. Esso
sorge dalla nostra visione del mondo, dall’esperienza storica della lotta di
classe del proletariato, dall’analisi concreta della situazione italiana e
corrisponde alle necessità sociali. Si tratta dunque di una bandiera che
alziamo pubblicamente per la riscossa del nostro popolo ed al tempo stesso un
contributo alla funzione internazionale della classe operaia.
Il primo compito della rivoluzione
vittoriosa – una volta rovesciata la dittatura borghese e conquistato il potere
politico da parte della classe operaia e delle classi e strati sociali suoi
alleati - sarà quello di espropriare i monopoli capitalisti, incluse le
proprietà delle aziende multinazionali presenti nel nostro paese;
contemporaneamente verrà requisito il resto delle proprietà e delle
fortune accumulate dalla borghesia imperialista, dai capitalisti, dal clero,
dalla criminalità, dagli evasori fiscali, dagli strozzini, dai corrotti, da
tutti coloro che si sono ingrassati a spese del popolo.
L’abolizione della proprietà privata dei mezzi di produzione
e di scambio farà crescere enormemente la ricchezza delle masse
lavoratrici, trasformando l’Italia in un paese prospero, capace di costruire
rapidamente una fiorente società socialista.
Le industrie, le banche, le grandi
imprese commerciali, i principali mezzi di trasporto e di comunicazione, la
terra, il sottosuolo, le acque, ecc. verranno socializzati, divenendo
quindi proprietà dei produttori associati.
La base materiale della nuova
società consisterà nella grande
produzione automatizzata, tecnologicamente e scientificamente all’avanguardia,
basata sulla cooperazione delle imprese liberate dallo sfruttamento. Grazie ad
essa sarà possibile riorganizzare tutti i settori dell’economia ed assicurare
l’indipendenza del paese.
Si realizzerà il controllo e la
vigilanza diretti, organici e permanenti della classe operaia e delle masse
lavoratrici organizzate sulla produzione e la distribuzione dei beni, sugli
organi statali e locali, sul fisco, sulla previdenza, sui sindacati, sulle
cooperative, ecc.
La nuova società potrà marciare in
avanti grazie alla adozione di un piano centralizzato che servirà a
combinare e sviluppare le forze produttive in modo razionale, armonioso ed
ecologicamente compatibile, osservando rigorosi standard produttivi e di
distribuzione. Esso verrà discusso e approvato da tutti i lavoratori che lo
dovranno applicare e sviluppare.
Con la proprietà sociale,
collettiva, dei mezzi e degli strumenti di produzione e grazie alla completa
demolizione della macchina oppressiva dello stato borghese e all’esistenza
di uno stato socialista, verrà soppressa la base materiale dello sfruttamento
dell’uomo sull’uomo e si risolverà la contraddizione fra forze produttive e
rapporti di produzione. Verranno cioè create le condizioni per l’edificazione
di una società socialista, proiettata verso il comunismo.
All’inizio il
proletariato si incaricherà di rimediare ai danni che la borghesia ha inflitto
alla società mobilitando tutte le energie delle masse popolari. Ciò avverrà in
connessione alla creazione ed al funzionamento degli organismi del potere
operaio che soppianteranno l’intero sistema di potere borghese ed alla cancellazione
di tutte le leggi e gli atti che hanno un carattere antisocialista.
Il popolo italiano, sebbene non
abbia molte risorse naturali ed energetiche ed abbia bisogno, dunque, di un largo commercio e sviluppo di rapporti
internazionali, possiede enormi risorse sul piano umano (finora
sottoutilizzate, disprezzate e distrutte dalla borghesia). Con il superamento
del capitalismo esso sarà capace di aumentare enormemente la produttività del
lavoro, di generare ricchezza e di usarla in accordo con il principio
socialista della soddisfazione delle sempre crescenti necessità materiali
e culturali di tutta la società, nel rispetto delle leggi naturali.
Con il socialismo verranno abolite
tutte le spese e le merci inutili e dannose tipiche della produzione e del
commercio capitalistico, nonché quelle volte al mantenimento del gigantesco
apparato burocratico e militare dello stato. Gli sprechi, gli abusi, le sacche
di inefficienza verranno eliminati assieme ai privilegi. Le aziende pericolose,
inquinanti o fatiscenti saranno smantellate, riconvertite e risanate. Verrà
data priorità agli investimenti produttivi, alla ricerca, alla
efficienza degli impianti, allo sviluppo di fonti energetiche alternative e
pulite, al riequilibrio del rapporto con la natura.
Nell’Italia socialista ci sarà lavoro
per tutti e la forza lavoro cesserà di essere una merce. Il
diritto al lavoro, retribuito secondo il principio “a ciascuno secondo il
rendimento del suo lavoro”, non verrà solo proclamato sulla carta: avrà la sua
base nella proprietà sociale dei mezzi di produzione e verrà assicurato dal
proletariato costituitosi in classe dirigente.
Con l’utilizzazione di tutte le
risorse che il capitalismo distrugge sarà possibile ridurre l’orario di
lavoro a 30 ore settimanali ed ancora meno per i lavori pericolosi, gravosi
ed usuranti (eseguiti a rotazione). Il precariato verrà eliminato ed il lavoro
reso stabile e tutelato dai contratti nazionali di lavoro. I diritti saranno
estesi a tutti i lavoratori.
Gli straordinari, i turni notturni
e festivi saranno cancellati (con l’eccezione delle produzioni e dei
servizi in cui le organizzazioni operaie riconoscono ragioni tecniche e sociali
indispensabili). Il riposo settimanale sarà obbligatorio e di almeno 48 ore
consecutive.
Chi violerà i diritti dei
lavoratori, le norme di igiene e sicurezza, chi sabota la produzione e compie
crimini antisociali verrà immediatamente arrestato e giudicato. Le
retribuzioni ed i contributi saranno assicurati al 100% in caso di infortunio o
malattia ed in tutti i casi di perdita delle capacità lavorative.
Con il socialismo crescerà la
disponibilità di tempo libero cosicché i lavoratori e le loro famiglie
verranno liberati dallo stress e potranno dedicarsi a quelle attività
culturali, ricreative, ecc. – favorite dallo stato socialista – che
assicurano la crescita culturale, artistica, psicofisica di ogni persona e
dell’intera collettività.
Con la nazionalizzazione della
terra e l’istituzione nel settore agricolo di aziende collettive e statali
cesserà lo sfruttamento bestiale dei braccianti agricoli, l’oppressione dei
piccoli contadini, degli allevatori strangolati dai debiti, dalle multe, dalla
mancanza di macchine, di locali, ecc. Si porrà fine allo sfruttamento intensivo
ed unilaterale della terra e degli animali, l’intera produzione sarà
riorganizzata su basi razionali ed ecologicamente compatibili. Verranno
aboliti tutti i patti agrari e non sarà più permessa l’intermediazione
parassitaria e la speculazione sui generi alimentari.
Anche gli artigiani, i piccoli
esercenti, i lavoratori autonomi, che oggi sono asfissiati dalla grande
borghesia, dagli strozzini e dalla mafia, riceveranno identici vantaggi e si
orienteranno verso la cooperazione.
Il socialismo garantirà
un’adeguata e corretta nutrizione per tutti i cittadini ed
assicurerà l’autosufficienza alimentare ed una crescita della produzione agroalimentare
tale da esportare prodotti per i popoli che soffrono la fame nel mondo.
Il socialismo assicurerà buone
abitazioni a basso costo per tutti. Nel momento in cui la terra e gli
edifici verranno considerati proprietà sociale, la speculazione e le
rendite immobiliari verranno soppresse. Spariranno così i senza tetto e le
miserevoli condizioni igieniche in cui sono costretti a vivere tanti operai,
specie immigrati. Per elettricità, acqua, gas, telefonia e trasporti pubblici
verranno introdotte tariffe sociali.
Il socialismo non toglierà la casa
ai piccoli proprietari, che in Italia sono numerosi (più del 70%). Essi
continueranno a vivere nelle case che abitano e riceveranno benefici dal
nuovo ordinamento sociale. Ciò dal momento che la casa di abitazione verrà sgravata
da ogni tassa e le banche e le compagnie finanziarie che li soffocano con i
mutui, le ipoteche, i debiti, ecc. verranno nazionalizzate dalla classe
operaia.
Il socialismo non confischerà
la piccola proprietà personale, i redditi da lavoro, i beni di consumo, quello
di cui i lavoratori hanno bisogno ed i loro risparmi. Al contrario assicurerà
alla grande maggioranza più beni personali ed una migliore qualità della
vita.
Il potere operaio in Italia
assicurerà il funzionamento di tutte le istituzioni socialmente utili:
scuole e centri educativi, ospedali, cliniche, asili nido, residenze per
anziani, ecc. e garantirà che tali istituzioni avranno alti standard qualitativi
e siano a disposizione gratuitamente per tutti i lavoratori, ai loro
figli ed ai pensionati.
In particolare il servizio sanitario
verrà migliorato in senso quantitativo e qualitativo per assicurare la salute
all’intera popolazione. Esso sarà gratuito ed omogeneo per tutti i
lavoratori e le loro famiglie. Vi sarà libero accesso a tutti gli ospedali e le
cliniche. La sanità sarà imperniata sulla prevenzione, a partire dai
luoghi di lavoro, dalle scuole, ecc., con apposite campagne di massa. Verrà
eliminato il consumo dei farmaci inutili e dannosi ed inserita la medicina
alternativa e popolare su basi scientifiche.
Nell’Italia socialista avrà una
grande importanza la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e
culturale; essa diverrà una vera “superpotenza culturale” capace di
rielaborare ed irradiare i più importanti risultati di millenni di sviluppo del
pensiero umano, sviluppando una genuina cultura proletaria.
L’arte, la scienze, la cultura
saranno posti al servizio delle masse. I musei e le biblioteche saranno aperti
gratuitamente tutto il giorno. Vigerà il divieto assoluto di alienazione ed
esportazione dei beni artistici. Tutte le opere d’arte verranno censite e
quelle chiuse nelle gallerie private verranno recuperate in modo che le masse
possano beneficiarne a pieno. L’offerta socio-culturale verrà
aumentata ed i mass-media svolgeranno un ruolo importante per rieducare la
popolazione.
La ricerca per lo sviluppo
ed il progresso sociale assumerà un ruolo fondamentale nelle università, nelle
scuole, in tutte le istituzioni educative e nelle aziende socialiste. Grazie al
suo sviluppo, favorito dall’aiuto statale, si creeranno le condizioni per far
tornare in Italia i ricercatori e gli scienziati emigrati.
Il
trasporto pubblico sarà incrementato in modo da poter soddisfare le
necessità connesse con lo spostamento dei lavoratori, degli studenti e con il
tempo libero. L’intera rete dei trasporti verrà ridisegnata e ristrutturata,
privilegiando i mezzi pubblici. Il trasporto delle merci su gomma sarà
significativamente ridotto, incrementando quello su rotaia e per nave. Le
strade diverranno così più sicure e i centri cittadini saranno liberati
dal soffocante ingorgo automobilistico. Le città apparterranno ai lavoratori,
alle donne, ai giovani che contribuiranno con la loro mobilitazione ed
organizzazione permanente a ottimizzare la vita al loro interno.
Il socialismo metterà le comunità
locali nelle condizioni di conquistare un nuovo futuro e porrà ampie fasce di
lavoratori nelle condizioni di vivere fuori dalle metropoli, che
verranno finalmente decongestionate.
La situazione dei pensionati migliorerà.
Nella società socialista i pensionati non saranno più considerati dei “vuoti a
perdere”. Fino a che saranno in grado di svolgere delle funzioni sociali
offriranno il loro contributo per la costruzione della società socialista
in tutti i campi, sviluppando il rapporto fra le generazioni. Sarà
immediatamente introdotta l’età pensionabile a 60 anni per tutti i lavoratori
(max. 35 anni di lavoro) e la pensione sarà pari al salario medio.
La gioventù conquisterà la
possibilità di essere educata in maniera armonica e polivalente.
L’accesso ai livelli più alti di istruzione non dipenderà dalle condizioni
economiche, che impediscono ai figli degli operai di andare alle scuole superiori
ed all’università. La scuola primaria e secondaria offrirà una valida
educazione di base ai ragazzi. Essa non sarà più orientata a produrre
forza-lavoro a basso costo per i padroni, ma ad educare membri capaci e
sviluppati della società socialista, personalità libere, forti e
coraggiose. Attraverso la combinazione della teoria e della pratica la scuola
assicurerà un’educazione universale e politecnica. L’educazione pubblica
ed obbligatoria verrà portata subito a 13 anni di scuola (18 anni di età). Libri
e oggetti d’uso scolastico saranno a carico dello stato. Scuole, palestre, centri sociali, cinema,
sale musicali, teatri, case del popolo, saranno a disposizione gratuita
dei ragazzi e dei lavoratori in modo da sviluppare pienamente ed in modo continuativo
la loro personalità, favorendo l’autoeducazione. La proprietà intellettuale
verrà soppressa e vi sarà piena libertà di condividere le opere di cultura e di
ingegno.
Per i bambini saranno in
funzione asili nido, centri di infanzia, ludoteche, che non funzioneranno più
come “parcheggi”. Essi potranno allo stesso tempo passare parecchio tempo con
le loro famiglie, perché le lavoratrici ed i lavoratori avranno molte ore
libere, non dovendo più logorarsi di fatica e di stress dalla mattina alla
sera.
Tutti questi benefici – e molti
altri – saranno realizzabili perché l’economia della società socialista non
produce per i profitti, ma per soddisfare i bisogni umani. Questi bisogni
materiali e culturali si svilupperanno e verranno sempre più appagati, mano a
mano che il socialismo verrà rafforzato ed esteso nei vari paesi.
Il socialismo non sarà in grado di
coprire immediatamente tutte le necessità, ma fin dall’inizio sarà
capace di assicurare i bisogni fondamentali della stragrande maggioranza
della società ed assicurerà un tenore di vita ed una generale floridezza
alla società che supereranno di gran lunga i periodi “migliori” del
capitalismo.
Tutti i membri abili della
società, lavorando per l’interesse comune e non per quello privato accrescendo
così la produttività del lavoro, assicureranno un crescente benessere
e il miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari.
In questo periodo di transizione
verso il comunismo vi saranno ancora differenze nelle retribuzioni dei lavoratori
secondo il principio “a ciascuno secondo il rendimento del suo lavoro”, ma esse
saranno sicuramente inferiori alle inaudite disuguaglianze attuali e
verranno gradualmente ridotte. Retribuzioni uguali per uomini e
donne, retribuzioni uguali per lo stesso lavoro saranno realtà fin
dal primo giorno, così come l’abolizione di tutte le imposte indirette
(ticket, bolli, IVA, ecc.) e l’introduzione di un’imposizione fiscale fortemente
progressiva sul reddito e la proprietà personale.
Con il socialismo sarà possibile
abolire la duplice oppressione - di classe e di genere - che grava sulle
donne lavoratrici. Ciò comporterà una vera uguaglianza economica,
politica e sociale fra i sessi, significherà che le donne non dovranno
caricarsi di due lavori. Assieme al diritto al lavoro sarà garantito anche il
diritto ad avere una famiglia e dei figli senza che ciò debba ricadere sulle
spalle della donna. Gran parte dei lavori domestici verranno trasformati in compiti
sociali. Ciò significherà mense nei posti di lavoro, nelle scuole e nei
quartieri con cibi genuini ed appropriati, a prezzi popolari; significherà
lavanderie sociali, pulizie e manutenzione dei caseggiati svolti da
cooperative, ecc.
La pesante eredità dell’ideologia reazionaria e clericale,
che penalizza le donne e le priva della loro autonomia ed autostima, sarà
distrutta, e ciò corrisponderà al ruolo nuovo che assumeranno nella società.
Con il socialismo si creerà anche una forma superiore della famiglia e dei
rapporti fra i sessi. Verrà bandita ogni forma di degradazione del corpo e una
dura repressione colpirà la violenza su donne e bambini.
Lo Stato socialista
regolerà i suoi rapporti nei confronti della Chiesa cattolica e di tutte le
confessioni religiose sulla base della più rigorosa separazione.
Saranno dichiarati nulli e senza
effetto i Patti Lateranensi del
Tutti i beni appartenenti alle
istituzioni religiose saranno espropriati senza indennizzo. I privilegi
economici, sociali e fiscali del clero saranno soppressi.
Tutti i cittadini avranno il diritto di professare
liberamente la propria fede religiosa e di praticarne il culto, così come sarà
assicurata la libertà di propaganda atea. Non sarà ammessa la propaganda
religiosa a fini politici, e sarà eliminata ogni influenza delle religioni
nelle scuole di ogni ordine e grado.
I lavoratori immigrati ed i loro
figli verranno pienamente integrati nella società. Finiranno le discriminazioni
razziali e l’isolamento. Nella società libera dallo sfruttamento non ci sarà
alcuna necessità di importare forza lavoro a basso costo. Nella misura in
cui i paesi imperialisti diverranno socialisti e i paesi oppressi si
libereranno dall’imperialismo cesserà anche il massiccio afflusso di immigrati.
Nel socialismo verranno accolti i rifugiati politici, gli oppressi dalla
borghesia e dalla reazione provenienti da ogni paese.
L’Italia socialista appoggerà
la rivoluzione proletaria, le rivoluzioni antimperialiste, democratiche ed
antifeudali in tutto il mondo, in quanto parte di un unico fronte di lotta
contro le classi dominanti e i loro governi. Sarà un paese che lavorerà per la
pace, la libertà, la sovranità, l’indipendenza nazionale ed il progresso
sociale. Opererà per rafforzare i legami di fraternità e di solidarietà
fra la classe operaia italiana e la classe operaia di tutti gli altri paesi,
per stabilire relazioni di appoggio ed amicizia fra i popoli del mondo in tutti
i campi. In politica estera non si isolerà ma punterà a stabilire accordi
basati sul reciproco vantaggio e relazioni di buon vicinato con i paesi
confinanti e dell’area mediterranea. Le potenzialità rappresentate dalla
collocazione geografica verranno messe a frutto in campo commerciale,
culturale, ecc.
L’Italia socialista ritroverà la
sua sovranità ed indipendenza: uscirà da qualsiasi alleanza imperialista e
guerrafondaia (U.E., NATO, ecc.), denuncerà ogni accordo segreto, caccerà
le basi militari straniere e stabilirà il divieto permanente di
installarne. Allo stesso tempo rispetterà e aderirà ai trattati internazionali
che non violino la sovranità propria e di altri paesi, che indeboliscano il
sistema imperialista e proteggano l’ambiente.
L’Italia socialista si difenderà
dalle aggressioni dei paesi capitalisti, ma non prenderà mai parte alle
guerre di rapina contro i popoli e le nazioni oppresse; si opporrà strenuamente
a tutte le forme di sfruttamento neocoloniale, di egemonia e di oppressione
nazionale. Tutte le truppe all’estero verranno ritirate. I debiti ed i
crediti esteri saranno annullati.
Con il socialismo le minoranze
nazionali si vedranno riconosciuto il diritto all’autodeterminazione,
fino alla separazione.
La società socialista assumerà la
forma statale di repubblica popolare basata sui consigli di fabbrica, di
quartiere, di villaggio, ecc., vale a dire sugli organismi che la classe
operaia ed il popolo lavoratore si daranno nel corso del processo
rivoluzionario e per esercitare il potere.
Essa avrà una costituzione realmente
democratica ed una chiara legislazione in cui i diritti del popolo
lavoratore, contrariamente a quanto avviene nei paesi capitalisti, non
potranno essere aggirati, elusi o smentiti dai paragrafi seguenti o dai
codicilli. Essi verranno invece effettivamente garantiti dalla dittatura
rivoluzionaria del proletariato e goduti dai lavoratori, assieme ai beni della
produzione e della cultura.
Nel socialismo verrà garantito il diritto
pieno di coscienza, di parola, di stampa, di associazione, di riunione, di
manifestazione, di mobilitazione e di sciopero per i lavoratori. Tutti questi
diritti serviranno a consolidare la democrazia proletaria, a rafforzare
e sviluppare il socialismo verso la società comunista senza classi. Pertanto, non
sussisterà la pienezza dei diritti politici e civili per gli ex appartenenti
alla borghesia imperialista, per gli sfruttatori, per i fascisti ed i razzisti.
Non sarà in alcun caso permesso di operare per ristabilire il capitalismo
sconfitto, ma ancora non del tutto liquidato.
Verrà soppresso il Codice Rocco,
le leggi speciali ed antipopolari, la giurisdizione militare ed amministrativa,
il diritto borghese ereditario. Gli attuali magistrati di carriera saranno
sostituiti da giudici popolari eletti a suffragio universale e revocabili da
parte dei cittadini, e da altri giudici eletti dai consigli dei deputati dei
lavoratori ai diversi livelli. Verrà fissato un termine massimo (un anno) come
limite di attesa per il giudizio.
Gli organi della democrazia socialista dovranno essere
necessariamente costituiti sulle basi delle migliori tradizioni del movimento
operaio. Grazie ad essi l’apparato statale verrà avvicinato al popolo, finirà
il parlamentarismo e la separazione fra potere legislativo ed esecutivo.
Allo stesso tempo le masse
lavoratrici verranno spinte a partecipare all’amministrazione dello
stato, ad assumerne la direzione.
Il centralismo burocratico ed
asfissiante sarà rotto e diverrà una realtà il più ampio autogoverno
locale ed una completa autonomia amministrativa delle regioni, delle
province, delle municipalità, delle unità produttive, delle scuole, ecc. Le
autorità nominate dallo stato e dal governo negli organismi locali verranno abolite.
Il socialismo assicurerà che ogni
operaio, ogni lavoratore, ogni cittadino diventi un amministratore capace e
responsabile della cosa pubblica.
Un’assemblea nazionale unica,
democraticamente eletta in rappresentanza della classe operaia e degli altri
lavoratori, sarà l’organo legislativo e politico che definirà gli indirizzi
generali di politica interna ed estera e nominerà il governo centrale.
Il metodo proporzionale puro verrà
adottato in ogni tipo di elezioni, che si svolgeranno a scrutinio universale,
segreto, uguale e diretto. La circoscrizione elettorale di base sarà l’unità
economica di appartenenza (fabbrica, ospedale, scuola, ufficio, ecc.). Il voto
sarà reso decisionale e vincolante su tutti gli accordi sindacali.
Nella repubblica socialista vigerà
la revocabilità in ogni momento e senza eccezioni dei deputati che
perdono la fiducia politica dei lavoratori che li hanno eletti o agiscono in
contrasto col mandato popolare. I dirigenti e funzionari pubblici – i quali
saranno retribuiti in misura non superiore agli operai e posti al servizio
diretto del popolo – dovranno partecipare a turno al lavoro produttivo e
saranno responsabili davanti al popolo e revocabili anch’essi.
La classe operaia al governo della
società combatterà senza tregua e punirà duramente i banditi che
rubano o dilapidano i beni pubblici, la corruzione, il parassitismo e le
malefatte di tutti coloro che – a causa della loro posizione sociale - si
approfittano del popolo. Il castigo verrà inflitto per ogni atto di abuso di
potere, violenza o tortura.
Il potere proletario reprimerà
la resistenza degli sfruttatori ed ogni tentativo di reintrodurre i rapporti
sociali borghesi; opererà per eliminare tutte le tendenze ed i residui delle
ideologie borghesi e reazionarie, colpirà inflessibilmente gli sforzi
dell’imperialismo e dei suoi alleati, degli elementi deviazionisti, dei
cospiratori, delle spie, di qualsiasi nuova borghesia e di tutti coloro che
danno vita ad attività controrivoluzionarie. La piccola criminalità, che deriva
dalla povertà e dall’esclusione sociale verrà presto ridotta e i condannati rieducati
tramite il lavoro produttivo e le attività socialmente utili.
Le forze di polizia saranno
sostituite da una guardia popolare diretta dalla classe operaia. Le
forze armate permanenti verranno sostituite da un esercito rivoluzionario
popolare in cui le truppe eleggeranno i gradi superiori. Esisteranno
speciali organismi proletari di vigilanza composti dagli elementi più
fedeli alla causa del socialismo, per impedire le attività terroriste della
borghesia e dei fascisti.
Ci sarà una costante preparazione
di massa per l’autodifesa delle conquiste sociali e democratiche, della
libertà, dell’indipendenza, dell’unità e della sovranità del paese.
Nel socialismo il partito
comunista continuerà a giocare un ruolo decisivo. Rimarrà il più
importante strumento nelle mani della classe operaia per costruire la nuova
società, consolidare le sue vittorie ed assicurare lo sviluppo sociale.
Per attuare tali misure e venir
fuori dal declino italiano, per liberarsi dalla condizione in cui vuole
condannarci la borghesia è necessario che la classe operaia ricostruisca
anzitutto il proprio reparto d’avanguardia organizzato e cosciente, lo
stato maggiore capace di orientare le masse e guidarle alla conquista del
potere politico: il partito comunista.
L’analisi
della società italiana ci porta a dire che la creazione di un’organizzazione di
classe corrispondente alla situazione di ampiezza e profondità della crisi
capitalistica, è oggi un’esigenza
insopprimibile, pena la morte politica e il
ripudio della funzione storica del proletariato.
Grazie al partito sarà possibile
spezzare l’asfissiante cappa reazionaria, separarsi dalla piccola borghesia e
dall’aristocrazia operaia che influenzano negativamente il proletariato e
ritrovare quella indipendenza di classe che permette al proletariato di
accumulare le forze per la rivoluzione, mobilitarle in difesa dei propri
interessi e dirigerle verso la vittoria.
Il socialismo è l’unica
alternativa alla crisi generale del capitalismo ed alla decadenza del
nostro paese. E’ la meta a cui dobbiamo guardare con profonda fiducia e per cui
dobbiamo lavorare, raccogliendo le forze che serviranno a sconfiggere la
borghesia nelle battaglie decisive che sono davanti a noi.
Accumulare le forze per la
rivoluzione significa oggi lavorare insistentemente per formare un forte
partito comunista, basato sul marxismo-leninismo, che prepari e diriga nel
suo sviluppo la rivoluzione proletaria, realizzando una vasta azione in ogni
fronte della lotta di classe. Significa lavorare quotidianamente e più
decisamente per dotare di una coscienza rivoluzionaria la classe operaia e le
masse popolari, affinché si incorporino in questo processo, affinché siano
consapevoli del ruolo che devono svolgere nella storia.
La costruzione del partito si
presenta oggi come il più valido e
maggiore contributo che possiamo offrire per porre le basi della
fuoriuscita dal declino e dalla crisi generale della nostra società. A questo compito di importanza storica
chiamiamo la parte migliore e più avanzata della classe operaia, i sinceri
rivoluzionari e tutti coloro che stanno sulle posizioni di classe del
proletariato e vogliono lottare per guidare le masse lavoratrici, attraverso le
varie tappe della lotta di classe, verso una nuova società.
(Testo contenuto
nell’opuscolo supplemento al n. 12 di Teoria
& Prassi, nov. 2004, disponibile al prezzo di 0,50 euro).