80 ANNI FA INIZIAVA LA STORIA
DEL PROLETARIATO RIVOLUZIONARIO IN ITALIA.
PROSEGUIAMOLA !
Ottanta anni fa con la fondazione
del PCd'I finì la preistoria ed ebbe inizio la storia del proletariato
rivoluzionario nel nostro paese. Il
congresso di Livorno, pur con i suoi
limiti, rappresentò il primo e
riuscito tentativo da parte degli operai italiani di esprimere dal loro
seno un partito indipendente di classe con una direzione rivoluzionaria, che
prima non esisteva.
Grazie agli insegnamenti dell' Ottobre sovietico e del Biennio Rosso, e su indicazione della
III Internazionale, si comprese che
senza la guida di un Partito comunista
non è possibile un esito vittorioso
nella lotta per l' abolizione del regime capitalista e la costruzione
del Socialismo.
La fondazione del PCd'I e la
conseguente separazione dal riformismo hanno segnato nel nostro paese una
svolta indelebile nella vita politica, nella cultura, nella mentalità della classe operaia e dei suoi alleati. Ai
rinnegati che vorrebbero riscrivere la storia
rispondiamo che quello "strappo" dall' opportunismo e dal gradualismo, quella adozione del metodo
rivoluzionario, la conseguente collocazione internazionale dei comunisti, mantengono per intero il loro significato e
la loro validità.
Con la sua nascita e poi con la coraggiosa lotta contro il fascismo,
nella guerra di Spagna, nella Resistenza, il Partito acquisì forza e si legò
alle masse, fornendo ai lavoratori sfruttati ed a tutti gli uomini liberi una guida ideale, politica ed organizzativa
nella lotta per il Socialismo.
Specialmente con la direzione
di Antonio Gramsci - il più grande dirigente comunista italiano del
secolo scorso - il bolscevismo si fece
strada e furono elaborate la strategia
e la tattica per la conquista del potere e l' egemonia della classe operaia.
Sono passati ottanta anni dal
Congresso di Livorno e, purtroppo, il Partito comunista non c'è più, distrutto dal cancro
revisionista, propagatosi a velocità accelerata dall' epoca dell' 8° Congresso
del 1956 che, sull’ onda della restaurazione kruscioviana, ratificò e sviluppò
le gravi deviazioni che si erano
manifestate nelle scelte politiche degli anni precedenti.
Dalla illusoria via togliattiana
al socialismo all' "ombrello NATO" di Berlinguer, dalla
"svolta" di Occhetto fino
all'anticomunismo dichiarato di Veltroni,
esiste un filo conduttore: è la rinuncia della via rivoluzionaria e l' adesione
totale all' ordine capitalista, in nome del riformismo prima e del liberalismo
poi.
Oggi il proletariato d'
Italia è privo di saldi punti di riferimento, non ha una sua
autonoma rappresentanza politica ed è costretto a subire l' iniziativa dell' avversario di classe senza
contrapporre una reale alternativa di società, senza un programma, senza una
direzione adeguata.
Mentre perdura il periodo di
confusione e di sbandamento, in cui pesano le debolezze politiche e la
demoralizzazione dovuta alle precedenti
sconfitte, si levano di fronte agli operai due poli borghesi con le loro
appendici.
A parte alcune differenze
marginali e di programma, questi due poli sulle questioni essenziali, come la
questione della proprietà privata dei mezzi di produzione, la questione dello
stato, la questione sociale, costituiscono un solo grande partito: il partito
dei difensori dello sfruttamento e dell' oppressione, pronto a sostenere ogni
esigenza .dei padroni.
Di un fatto, compagni, dobbiamo essere particolarmente coscienti.
La borghesia, nonostante neghi la possibilità di un ulteriore sviluppo
della straordinaria esperienza del Socialismo proletario, ha una chiara consapevolezza della necessità di attaccare
e distruggere qualsiasi tentativo di
ricostruire un autentico Partito
Comunista.
Intorno a tale problema si combatte una lotta in cui la classe
dominante non risparmia risorse e mezzi pur di impedire la formazione, la
crescita ed il consolidamento di un partito marxista-leninista come fattore
dirigente della lotta operaia e popolare, pur di sottrarre ai comunisti l'
appoggio dei lavoratori.
Allo stesso tempo i partiti e le
correnti socialdemocratiche fanno di
tutto per negare la necessità del Partito della classe operaia e per presentare la loro fallimentare ed
illusoria politica del "meno peggio" come l' unica risposta possibile
ad un sistema che sta portando
alla rovina i popoli ed il pianeta.
Che si manifesti in un modo o
nell' altro, con l’ individualismo o con il movimentismo, la negazione del
Partito dentro il movimento operaio e popolare è una chiara espressione della influenza borghese, è una tendenza
alimentata e organizzata dai centri del potere imperialista.
Le vicende di questo secolo, sia
quelle positive che quelle negative, provano che la classe operaia per vincere, per liberare se stessa e l'
intera società dalle catene dello sfruttamento deve essere organizzata, deve
esprimere il suo reparto d' avanguardia con una coerente base ideologica ed una
completa autonomia politica.
Coscienti del ruolo fondamentale
del fattore soggettivo, noi comunisti
dobbiamo rispondere con il
partitismo proletario all' antipartitismo borghese e piccolo-borghese, dobbiamo
evidenziare la questione chiave del
Partito come strumento
indispensabile di lotta. Una necessità resa ancor più acuta dall’ attacco capitalista che procede a tutto
campo e senza soste.
Questo significa che ad ottanta
anni dalla fondazione del Pcd'I il compito di primaria importanza, che spetta a noi risolvere, è quello della
ricostruzione dell’ organizzazione
politica del proletariato, opposta a tutti i partiti borghesi e
riformisti.
Se vogliamo iniziare un nuovo capitolo della nostra storia ed aprire la strada ad un paese non più dominato
dal capitalismo monopolistico e
dalle cricche politiche ad esso
asservite, allora è indispensabile gettare le fondamenta del Partito,
facendo avanzare il processo di unità dei comunisti e tracciando una precisa linea di demarcazione fra il marxismo-leninismo ed il revisionismo.
Rialziamo la bandiera del Partito
di Gramsci! Organizziamo la lotta di
classe! Proseguiamo nella via rivoluzionaria che porta al Socialismo ed al
Comunismo!